La civetta capogrosso (Aegolius funereus) è così chiamata per la caratteristica forma del suo capo, abbastanza grande rispetto al corpo, più largo che lungo, con una forma vagamente rettangolare.
Relitti glaciali
Come molti altri organismi sia animali che vegetali che oggi popolano le Alpi, questo piccolo rapace notturno è una specie detta “relitto glaciale”. Queste specie, tipicamente adattate agli ambienti freddi, durante l’ultima glaciazione avvenuta nel periodo compreso tra 100 mila e 12 mila anni fa, si sono espanse in gran parte dell’emisfero settentrionale. Nel periodo post-glaciale, con la ritirata dei ghiacciai e l’aumento delle temperature, gli habitat ottimali si sono drasticamente ridotti, costringendo gli organismi a migrare verso nord o stabilirsi negli ambienti rifugio costituiti dalle catene montuose. Questo tipo di processo, ha isolato geograficamente le popolazioni alpine che tenderanno nel lungo termine a evolversi in maniera indipendente rispetto alle popolazioni artiche, determinando in alcuni casi la differenziazione di vere e proprie sottospecie.
Un uccello un po’ opportunista
La storia della civetta capogrosso si intreccia saldamente con quella di un altro abitante delle foreste di conifere: il picchio nero (Dryocopus martius).
La civetta è infatti un nidificante secondario, ovvero non è in grado di costruire da sé il proprio nido, ma utilizza cavità naturali degli alberi o nidi costruiti da altre specie. Alcuni animali sono molto esigenti per quanto riguarda le scelte alimentari o quelle dell’habitat e, tra tutti i luoghi, il nostro rapace predilige di gran lunga i profondi buchi scavati negli alberi dall’instancabile picchio nero, tantochè i loro areali sono totalmente sovrapposti. Il picchio non sembra esserne particolarmente infastidito: in un ecosistema sano, ricco di grandi alberi vetusti, preferisce infatti costruire un nuovo nido ogni primavera. Anche altri uccelli, scoiattoli ed insetti sfruttano le cavità del picchio per la loro nutrizione, protezione e riproduzione conferendo a questo piciforme un ruolo ecologico molto importante, in quanto la propria scelta dell’habitat di nidificazione ricade a cascata sulla presenza e sopravvivenza di altri animali.
Bibliografia
- MOGAVERO, Francesca et al., Fauna delle Alpi Lombarde. 2013.
- PIROVANO, Andrea, Il picchio nero (Drycopus martinus), “un falegname” per la conservazione della biodiversità nelle foreste alpine. 2009.
- SPAGNESI, Mario; SERRA, Lorenzo (ed.). Uccelli d'Italia. Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, Direzione conservazione della natura, 2005.